Nel corso degli anni il Web ha visto moltiplicare esponenzialmente il numero di persone che agiscono su esso, sia la numerosità degli utenti che quella degli sviluppatori; ciò ha determinato il sorgere dei primi problemi reali sulla rete, come esigenze e aspettative non previste dal progetto iniziale, cosa che, nel corso degli anni, ha portato ad una serie di revisioni degli standard tecnologici originari. Altro fattore, tutt’altro che trascurabile, causato sempre dallo sviluppo, riguarda la corsa di grandi aziende produttrici di browsers (Microsft e Netscape) nell’introduzione di innovazioni e nuove estensioni, al fine di accattivarsi il maggior numero di fornitori di servizi e dunque di utenti; le nuove caratteristiche, almeno inizialmente erano interpretate correttamente solo dai rispettivi browsers. Per ovviare a questo problema, ed evitare che le tensioni di mercato limitassero l’usabilità e l’accessibilità delle pagine Web, nel 1994 lo stesso Tim Berners Lee promosse la creazione del World Wide Web Consortium (W3C), un’organizzazione deputata allo sviluppo di standard tecnologici.
Oggi la rete è un mezzo importantissimo, sia per accrescere la produttività del lavoro all’interno degli uffici pubblici, sia per migliorare la qualità dei servizi che essi devono offrire ai cittadini; ecco perché l’attività di progettazione e realizzazione siti viene inserita nel contesto organizzativo di ogni istituzione pubblica, avendo cura di verificare attentamente le reali possibilità di corrispondere alla domanda di contatto che si crea.
Da qui l’esigenza di creare siti Web “usabili”, contenenti informazioni chiare, strutturate ed organizzate in maniera da garantirne la massima fruibilità da parte dell’utente. Il prerequisito di ogni progettazione, sarà dunque l’identificazione delle tipologie di pubblico al quale è rivolto; è importante che vi sia uno sforzo per immaginare come lo spazio Web sarà visto e usato dai suoi utenti una volta realizzato, tenendo conto della varietà delle caratteristiche personali, sociali e culturali dei cittadini. Le opinioni del pubblico, se correttamente stimolate, contribuiscono alla costruzione di un buon sito Web e al suo successo.
Dal 1999 circa, la rete Internet è letteralmente esplosa ed ha invaso pubblica amministrazione, aziende, redazioni e case private, insomma tutti hanno sentito il bisogno di essere presenti on-line. Ma non basta essere presenti, bisogna essere visibili e posizionati sui motori di ricerca in modo da essere rintracciati più facilmente dall’utente, e saper fornire allo stesso un modo semplice che gli permetta di individuare quello che cerca nel minor tempo possibile: “Un sito è Web usabile quando soddisfa i bisogni informativi dell’utente che lo sta visitando ed interrogando, fornendogli facilità di accesso e navigabilità e consentendo un adeguato livello di contenuti”.
È un obiettivo tutt’altro che semplice da raggiungere, in realtà coinvolge una serie di professionalità differenti (webmaster, designer, responsabili di business, esperti di web marketing e comunicazione) che è necessario far convergere e coordinare, è un lavoro che ha però l’indiscutibile vantaggio di ripagare ampiamente in termini di aumento e fidelizzazione dell’utenza.
Il più accanito sostenitore della tesi che i siti Web dovessero essere chiari e coerenti, per permettere una navigazione semplice ed efficace, debbano mantenere ciò che promettono ed evitare ogni tipo di ambiguità e di ridondanza del messaggio, è Jakob Nielsen. Definito ormai da molti come “guru” dell’usabilità, Nielsen con un insieme di euristiche (per la precisione 10), descrive un metodo basato su questi principi, come test di utilizzabilità; il compito di chi valuta diventa allora quello di identificare le caratteristiche delle interfacce che violano i principi di usabilità da lui introdotti. Cospicua è la normativa ministeriale in questo senso (legge Stanca e revisioni varie), e lungo e minuzioso è stato il lavoro del World Wide Web (già citato W3C, ideato e diretto da T. Berners Lee), per la messa a punto di direttive da seguire nella costruzione di siti accessibili, meglio conosciute come “Linee Guida Minerva” dal nome dell’intero progetto.